Succede di avere ancora voglia di ritrovarsi, di abbandonare le
consuetudini per trascorrere un insolito fine settimana in
compagnia di amici. C’è questa casetta carinissima che è quasi sempre
chiusa, e capita venga aperta solo in concomitanza di queste festicciole
organizzate da chi proprio ragazzino non è.
Gli anni sono diventati sei, e la
festa, da una che era, si è raddoppiata:
una a luglio, quando è più caldino, ma dal tempo sempre incerto, e una i primi
di ottobre con il sole ancora tiepido.
L’ultimo
evento si è “consumato” sabato scorso, otto
soli i partecipanti; il caso vuole che
il nostro legame fosse proprio il lavoro, tutti colleghi ed ex della stessa
azienda.
Da questa collaborazione è nato il Piedifest, appena due anni vita, ma
con sé tutto il tempo per raffinarsi. Si tratta di una festival casalingo, che vuole rievocare la
goliardia dell’Oktober Fest bavarese. Ogni anno infatti ci diciamo di partecipare a
quello vero, ma poi fra che ci siamo consumati i soldi nelle vacanze estive, che se andiamo in autobus sai che palle, che
se ci vai in macchina e però uno deve rimanere sobrio e portare a casa gli altri
fradici, fra chi ha la famiglia e non può lasciare, chi non ha voglia di
sbattersi lontano, allora ci siamo detti: “Facciamocelo in casa nostra ‘sto benedetto
Oktober Fest”.
Quindi si parte con il sacco a pelo, si passa a comprare sulla strada
tutta la cibaria crucca e tanta birra (quest’anno abbiamo considerato giusto
quei 2,5 litri a persona, solo perché è tremendamente gassata quella che si trova
al supermercato). Ok, poi ci sta anche il salame dell’Oltrepò pavese e il
prosecchino, ma stiamo riadattando.
Dicevo, si va in un paesello vicino a Biella e in fondo alla valle del
Cervo, chiamato Piedicavallo, ormai abitato solo da qualche anima solitaria e animato giusto
nel periodo estivo (Eventone: qui arriva il trail del Bangher, nda). Per cui dal nome Piedicavallo deriva l'Oktober Fest denoiartri, il Piedifest; e non la sagra del feticista dei piedi come si potrebbe pensare.
Ci si carica tutto in spalla perché qua le macchine non circolano davvero attraverso l'intrico delle viuzze. Si accende il camino, un po’ di musichetta, e pian
piano la birra comincia a scorrere garrula; poi è un attimo trovarsi bagnati da
cima a piedi di doppio malto, non si salva nulla, nemmeno la maglietta creata
per l’occasione.
Lo so che non è come essere a Monaco, ma chissene, questo è molto
meglio. Magari un giorno lo sdoganeremo al mondo intero e ci faremo una
fortuna. Ein prosit.
Dite la verità: sperate nella conquista dell'Italia da parte della Germania! :D
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