Si dice che un grande dolore, una tragedia, una disgrazia, insomma una roba brutta, abbia il potere di avvicinare oppure, al contrario, di allontanare le persone. Tutto vero, ma.
Mio padre è morto poco più di due mesi fa, e all'inizio credevo che questo ci avesse stretto in un grande abbraccio. Una sorta di regalo, il pegno per la sua dipartita.
La realtà invece è che la morte è un elastico: prima ci ha avvicinato e poi, quando l'elastico dell'emotività è tornato a riposo, anche noi abbiamo fatto lo stesso.
Ora ho il magone quando rivedo le vecchie foto, ma a parte questo nient'altro. Possibile che appena due mesi mi abbiano fatto digerire la perdita di un genitore? Eppure pare sia così. Due mesi e ognuno è tornato alla propria vita, alle tribolazioni personali, ristabilendo quello spazio che già la distanza geografica aveva contribuito con tanta forza.
Il succo è che non smanio di tornare nella mia vecchia casa, di rivedere parenti brontoloni e/o pisciolunghisti. No. Tu chiamala se vuoi, influenza intestinale che ci ha massacrato la scorsa settimana.
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